Pavia e la Neve
“Sui campi e sulle strade silenziosa e lieva volteggiando, la neve cade. Danza la falda bianca nell'ampio ciel scherzosa, Poi sul terren si posa stanca. |
In mille immote forme sui tetti e sui camini, sui cippi e sui giardini dorme. Tutto d'intorno è pace; chiuso in oblio profondo, indifferente il mondo tace.” |
Eccoci qua. In un sito come questo, costruito interamente per passione, non poteva mancare un’ampia parentesi dedicata al binomio neve-Pavia.
La neve. Un fenomeno atmosferico straordinario, molte volte insultato dalla razionalità e dai ritmi della nostra società, ma che è ancora capace di destabilizzare la sensibilità di bambini ed appassionati, colpendo quell’emotività di cui ciascuno di noi, volente o nolente, è costituito.
Pavia. La mia città, la vostra città. Uno spettacolo.
La colorata dinamicità meteorologica che spazia i confini della nostra provincia è un qualche cosa di spettacolare: rendiamocene conto. Durante la stagione estiva i condizionatori girano a palla, ed uscendo siamo travolti dal senso di caldo-umido che facilita il rendimento dei nostri amici animali succhia-sangue: nelle sere di Luglio ed Agosto il sudore è tale da credere di essere nel bel mezzo di una giungla tropicale, ma poi ci rendiamo conto di quanto cemento ci sia, e l'illusione sparisce.
Solo pochi mesi dopo, cadiamo in un buio per il quale siam costretti a cambiare orario, e svegliandoci al mattino per andare al lavoro dobbiamo raschiar via il ghiaccio dalle nostre auto: la galaverna s’insinua tra la vegetazione, e mette ordine nel caos quotidiano della nostra vita.
La neve e Pavia, dunque. Ma quanto nevica a Pavia? E’ vero che nevicava di più un tempo di adesso? A memoria d’uomo, quali sono state le più grandi ondate di gelo, seguite da un’abbondante nevicata sopra la nostra città?
Tramite un non difficoltoso tragitto di ricerca, passato attraverso pubblicazioni scientifiche, libri, biblioteche e testimonianze dirette, proviamo a mettere ordine, e a raccontare i più grandi fenomeni nevosi che hanno interessato la nostra città grossomodo negli ultimi 130 anni.
E’ un articolo abbastanza lungo, lo ammetto, che ha il fine di inquadrare l’andamento nivometrico della nostra città attraversi fotografie storiche, recenti e testate dell’epoca.
Per questo motivo, al fine di non sovraccaricare troppo la singola pagina, ho deciso di suddividere il lavoro in 4 parti distinte, in un crescendo temporale che ci porterà fino ai giorni nostri.
Esso è ovviamente rivolto a tutti i pavesi ed a tutti gli appassionati di meteorologia: spero che, leggendo queste righe, possiate divertirvi nell’osservare quanta neve ci fosse un tempo, e soprattutto quanto sia cambiata la società dai primi anni del ‘900 ad oggi.
E’ un articolo da leggere con serenità, senza le banali ostilità verso uno dei fenomeni atmosferici che spesso viene visto come “impedimento”.
Io direi di partire, altrimenti si va avanti a chiacchierare con il prologo e non la finiamo più.
Buona lettura!
Le grandi nevicate della fine del XIX secolo
Il nostro viaggio parte da lontano, da quando cioè iniziarono a concretizzarsi le prime forme di affidabile documentazione giornalistica. La prima, grande nevicata che sembrerebbe aver interessato tutto il nord-ovest italiano, in primis Piemonte e centro-ovest Lombardia, è datata 10-12 Gennaio 1883. In quel periodo, assai diverso da quello odierno, vedere la neve durante ogni mese invernale rappresentava la norma, e non solo. Durante il mese di Maggio la dama bianca imbiancò nuovamente gran parte della pianura Padana, con la neve che giunse fino a Firenze!
Concentriamoci sul 10-12 Gennaio 1883, e vediamo un po’ di inquadrare la collocazione delle principali pedine bariche sullo Scacchiere Europeo.
La circolazione fu caratterizzata da un'erezione dell'alta pressione azzorriana alle alte latitudini (Scand++), con discese fredde lungo il suo bordo orientale. Tra il 9 ed il 10 la spinta di moderate correnti atlantiche diede inizio ad un "tunneling" piuttosto basso, che arrecò nevicate diffuse ed abbondanti.
Le temperature a Pavia durante l'evento si mantennero attorno allo zero, ed oscillarono dai -1.6°C di minima del giorno 12 fino all'1.9°C dello stesso giorno.
Più in generale, l'Inverno 1882/1883 trascorse con temperature rigidissime: a Pavia la prima decade di Gennaio trascorse con valori medi di -8.7°/0.3°C: la seconda addirittura -11.5°/0.1°C!
Per la nostra città, le osservazioni fatte a quell’epoca parlarono di 58cm caduti nell'arco di circa 68 ore tra il 10 ed il 12.
Ecco due brevissimi stralci recuperati da “La Provincia Pavese”, nata appena 13 anni prima, rispettivamente pubblicati il 13 ed il 17 Gennaio 1883: da notare la pressoché totale differente modalità di scrittura da parte dei giornalisti dell’epoca:
Tredici anni dopo, durante l’Inverno 1894/1895, si ripeté un’altra grossa nevicata, modestamente inferiore a quella del 1883.
La circolazione nel Gennaio del 1895 fu prepotentemente caratterizzata dall'Anticiclone Russo-Scandinavo, propaggine occidentale di quello ben più esteso Russo-Siberiano: il gelo riuscì ad affluire comodamente su tutta la pianura Padana, e fu seguito da una rapida invasione delle correnti atlantiche, sospinte da un vortice depressionario ben posizionato sull'Europa occidentale. La nevicata avvenne tra il 12 ed il 15 Gennaio 1895, e pare aver regalato a Pavia altri 56cm o poco più di neve farinosa: si trattò della classica nevicata "da raddolcimento", in quanto successiva a minime davvero da brivido, comprese tra -7°C e -9°C.
In quel periodo, tra l'altro, le nevicate furono così violente da aver bloccato la ferrovia del Gottardo per ben 5 giorni.
Ecco la testimonianza giornalistica locale dell’epoca, sempre ripresa da “La Provincia Pavese”.
Questa fu l’ultima, grande nevicata del XIX secolo: in seguito si ebbero inverni piuttosto anonimi, se non il solo mese di Dicembre 1899, caratterizzato da una moderata ondata di gelo.
D’altro canto, gli ultimi 30 anni dell’Ottocento registrarono temperature bassissime per la nostra città: il record spetta alle mattinate del 10-11 Gennaio 1871, durante le quali la minima mattutina in città scese a -16.2°C! Tutto il mese di Gennaio, nel lontano 1871, fu contraddistinto da condizioni di freddo estremo: pochi giorni prima, il 9, si toccarono i -15.9°C, mentre il 19 Gennaio i -15.1°C.
Valori negativi ampiamente in doppia cifra, che come vedremo si ritroveranno sempre con minor frequenza nel corso del secolo successivo.
Le nevicate della prima metà di ‘900
Il nuovo secolo inizia sulla stessa lunghezza d’onda di com’era terminato il precedente: l’Inverno 1900/1901 registra una storica ondata di gelo, con il mese di Febbraio che inanella una serie di minime sotto i -10°C, con l’apice di -13.0°C durante le mattinate del 21 e 22.
Sono stagioni invernali davvero gelide, che culminano in un’altra, grande nevicata tra il 17 ed il 19 Gennaio 1905. Anche in questo caso, sull'Europa nord-orientale si posizionò una vasta area alto-pressoria di natura russo-scandinava, la quale permise l'affondo sul Mediterraneo delle correnti perturbate nord-atlantiche.
Il mix tra il gelo accumulato in precedenza, e l'impeto delle correnti occidentali, regalò a Pavia circa 51cm.
Quattro anni più tardi, stavolta nel mese di Febbraio, tra il 10 e l’11, andò in scena un’altra nevicata spettacolare: mentre l'Anticiclone delle Azzorre rimase al suo posto, gran parte dell'Europa risentì degli effetti di un nocciolo d'aria gelida, che registrò isoterme sotto i -20°C ad 850hPa sui paesi Baltici, Bielorussia e Polonia centro-orientale. Poco dopo, la spinta dell'Atlantico formò un vortice ciclonico sul Mediterraneo, il quale apportò nevicate molto intense fino in pianura.
Pavia città accumulò circa 55cm, andando a battere la precedente nevicata del 1905:
Si giunge all’anno di nascita del nostro Pavia calcio, il 1911: durante il Gennaio di quell’anno, in particolare tra il 2 ed il 3, pare che si sia abbattuta su Pavia la più grande nevicata che si ricordi in questi 130 anni di studio!
In effetti, un allungamento in diagonale dell'alta pressione, con migrazione fino all'Islanda ed alle isole Far Oer, permise la discesa di un nucleo d'aria piuttosto fredda, il quale diede inizio ad una ciclogenesi in area mediterranea.
L’Istituto Geofisico dell’epoca, situato in Viale Campari (ed oggi abbandonato..) segnò un'altezza pari ad 84cm, il tutto accumulato in sole 48-50 ore! Se fosse davvero così, questa rappresenterebbe davvero la più grande, singola nevicata che abbia mai colpito Pavia in questi ultimi 150 anni di storia! Anche il famosissimo Gennaio 1985, del quale parleremo ampiamente dopo, non riuscì ad accumulare così tanto in così breve tempo, ma necessitò di 4-5 giorni di nevicate.
Effettuando le ricerche, tuttavia, abbiamo trovati due stralci da “La Provincia Pavese”:
Numerosi sono gli articoli riguardanti Pieve Porto Morone, paese che pare rimase isolato dal mondo per diversi giorni.
La nevicata del 1911 colpì duramente le attività industriali e le prime forme di comunicazione telefonica: certamente, non si trovarono persone imbestialite a causa della mancanza di servizi di sgomberamento neve, o di traffico in tilt. Erano davvero tempi diversi, nei quali ci si vestiva come Dio comandava, ed il buon senso superava i limiti imposti dalla ragione estetica.
Probabilmente l’intero approccio alla vita era diverso: molto più propositivo, più tranquillo, senza la foga del dover fare per forza e subito. Ci si accontentava di quello che capitava sotto mano, e ci si sentiva appagati e sorridenti per le piccole cose, sicuramente non rincorrendo l’ultimo modello di cellulare o l’ultimo vestito firmato.
Ecco una foto storica, riprendente le lavandaie del Borgo Ticino, al lavoro con temperature decisamente sottozero:
Terminata la nevicata da 84cm, il gelo s’impossessò di tutta la pianura Padana centro-occidentale, con Pavia che registrò una lunga serie di minime sottozero: il clou del freddo si ebbe durante i primi giorni di Febbraio, con ben -13.1°C il giorno 1 e -11.8°C il giorno 2.
Sotto il quarto governo Giolitti, tra l’altro, si presentò ancora una volta una nevicata fuori stagione, targata 4-5 Aprile 1911. Il giorno 3 Pavia godette di una giornata stabile ed assolata, con una massima che raggiunse addirittura i 18.3°C. Il giorno successivo, però, la discesa di un poderoso nucleo gelido dalla Scandinavia, scavò un minimo depressionario non lontano dal mar Tirreno, il quale diede avvio ad un intenso ed emozionante peggioramento: dopo una massima a 9.8°C, alcuni rovesci di pioggia fecero crollare la temperatura attorno allo 0°C, con una minima che alla mezzanotte segnò -0.6°C. In tal modo fu compiuto il “miracolo”, con la pioggia che venne sostituita da un’abbondante nevicata, la quale regalò diversi centimetri anche a Pavia città.
Gli Inverni dei primi anni del ‘900 furono dunque piuttosto freddi e nevosi: nella stagione 1916/1917 il nord fu investito da abbondanti nevicate, testimoniate da questi articoli del 17 e del 31 Gennaio 1917:
Esse furono seguite da un’ondata di gelo artico-continentale, che fece precipitare la colonnina di mercurio localmente fin sotto i -15°C sul vogherese e la bassa Lomellina. Uno stralcio di giornale riprese la situazione a Pavia città, anche se, in realtà, non vi è testimonianza dei -18°C, ma di un più accettabile -13.4°C il giorno 30 Gennaio.
Proseguendo con la marcia nevosa fino ai giorni nostri, è obbligatoria la fermata al 14-15 Gennaio 1926, quando tornò l’occasione per rivedere una fantastica nevicata sulle aree della Pianura Padana centro-occidentale. Furono tempi nei quali l'Anticiclone Russo-Siberiano si mostrava in tutta la sua forza, e, complice un Vortice polare di modesta entità, riusciva ad inviare la sua propaggine occidentale in direzione dell'Europa. Gli affondi freddi avevano posto le basi per una ciclogenesi sul Mediterraneo occidentale, la quale riuscì in breve tempo ad apportare il peggioramento nevoso su Pavia.
Il giorno 13, un mercoledì, fu una “giornata di ghiaccio”, con una minima a -8.8°C ed una massima a -2.9°C: iniziò a nevicare attorno alle 22.30 (v. articolo qui in basso), e per tutto giovedì la colonnina di mercurio si mantenne abbondantemente sottozero, con una minima a -6.8°C ed una massima a -2.6°C.
Pur non trovando testimonianze giornalistiche ufficiali riprendenti l’accumulo della nevicata, l’Istituto Geofisico parlò di circa 50cm per Pavia città.
Ecco una foto del nostro Ponte Vecchio, con lo sfondo del Duomo e della Torre Civica, costruita nel XI secolo:
Le temperature dei giorni successivi la nevicata furono rigidissime: dal 16 al 23 le minime oscillarono sempre attorno ai -10°C, con l'apice dell'ondata di gelo che venne registrata durante la mattina di giovedì 21 Gennaio 1926, quando la nostra città precipitò a -15.6°C (6° valore più basso degli ultimi 150 anni, dietro solo alle ondate del 1871, del 1895 e poi del 1929).
Ed infatti, tre anni dopo, nel Febbraio del 1929, andò in scena una tra le più straordinarie ondate di freddo, d’estrazione artico-continentale, la quale interessò tutto il centro-nord Italia, con punte anche inferiori ai -15°C sulla Pianura Padana! Ancora una volta fu di fondamentale importanza la presenza di una forte area alto-pressoria sulla Scandinavia, la quale riuscì a veicolare le gelide correnti in direzione dell'Europa meridionale. Il nocciolo più freddo, che sfiorò i -24°C a 1550m, interessò i settori a nord delle Alpi e la Germania meridionale.
Il nostro quotidiano locale, chiamato ai tempi fascisti “Il Popolo di Pavia”, riassunse così il quadro meteorologico, con una punta di -15.7°C durante la mattina del 16 Febbraio, la quale andò a pareggiare quella registrata il 19 Febbraio del 1895:
Ricercando tra i dati, ecco una tabella riprendente le temperature ufficiali di Pavia durante quell’incredibile Febbraio: dopo le prime minime a doppia cifra tra il 3 ed il 4, tra l’11 ed il 17 andò in scena la vera e propria ondata di gelo!
In realtà, la neve che seguì non fu di rilievo, e per questo motivo il 1929 passerà alla Storia, oltre che per il crollo delle borse avvenuto tra il 24 ed il 29 Ottobre, anche per la notevole intensità dell’ondata di gelo giunta sull’Europa.
Gli Inverni tra gli anni ’30 e ’40 furono davvero nevosi: il 10-11 Febbraio 1932 nevicò nuovamente in modo serio: in quest'episodio l'alta pressione Scandinava, posizionata in modo occidentale, si legò all'Anticiclone termico groenlandese, ponendo le basi per una classica configurazione di NAO negativa.
Il risultato fu che Pavia registrò valori termici nuovamente bassissimi: in realtà l’evento nevoso partì con un 1.4°C, che alla mezzanotte sull’11 divenne -2.0°C. Il giorno dopo la minima scese a -5.3°C, ma fu l’effetto albedo dei giorni successivi a fare entrare Pavia nel consueto freezer siberiano, con -15.4°C il 14 Febbraio e -13.6°C il 15.
Nel complesso, la nostra capitale longobarda poté apprezzare la bellezza di 45cm.
L'anno successivo, tra il 15 ed il 18 Gennaio 1933, si riuscì a far ancora meglio! Una veemente battaglia tra l'Anticiclone Russo ed un ritrovato Vortice Polare, si risolse con la formazione di vari minimi depressionari sull'Europa meridionale, i quali arrecarono molte nevicate, anche a carattere di bufera, su gran parte delle pianure del nord.
A Pavia nevicò con una colonnina attorno ai -1°/-2°C, ed in totale caddero 60cm, accumulo che si posizionò in 2° piazza dopo l'evento del 1911:
Ecco un'altra foto storica, riprendente uno scorcio di Strada Nuova:
L'Inverno 1934/1935 presentò un’altra grande ondata di gelo, specie a metà Gennaio, quando la nostra città registrò nuovamente minime ben inferiori ai -10°C.
Poi, tra il 13 ed il 15 Dicembre del 1935, una distensione lungo i paralleli dell'alta pressione consentì l'afflusso di gelide correnti d'estrazione polare-continentale, le quali posero le basi per un'intensa nevicata. Come? Con una classica, ampia struttura depressionaria, che trovò perno sulle bocche di Bonifacio.
Pavia venne imbiancata da altri 49cm, con una colonnina di mercurio attorno a -1°C per gran parte dell’evento:
Non sono molte ed anzi, sono assai poche le testimonianze giornalistiche meteorologiche dell’epoca, ben più indirizzate a riempire le testate di notizie riguardanti gli eventi del regime Fascista.
Tuttavia, degli Inverni che seguirono possiamo sottolineare l’ondata di gelo del Gennaio 1938 (-10.2°C il giorno 6), del Gennaio 1939 (-10.2°C a Capodanno, -11.6°C il 9), l’intero Gennaio 1940 (svariate minime negative in doppia cifra), il Gennaio ed il Febbraio 1941, il Febbraio 1942 (-13.2°C il 3), il Gennaio del 1943 (-13.2°C il 18), il Gennaio del 1945 (ancora molte minime <-10°C a Pavia).
In pratica, dal 1929 si era aperta una fase gelidamente dinamica, all’interno della quale si potevano rintracciare moltissime minime sotto i -10°C: anzi, potremmo dire che in quasi ogni stagione invernale era la norma il raggiungimento di almeno un -10°C a Pavia!
L’Inverno 1945/1946 trascorse nella media del periodo, con minime abbondantemente sottozero e qualche nevicata moderata fino a quote di pianura.
Poi, arrivò il “grande Inverno” del 1946/1947.
In questa seconda stagione invernale post-guerra, il gelo e la neve interessarono vaste aree del centro-nord Italia: all’inizio di Gennaio la colonnina di mercurio precipitò sotto i -10°C, con una minima assoluta di -15.1°C registrata a Pavia il giorno 7. Merito delle più pure correnti d'aria artico-continentale, le quali si soffermarono in modo particolare sui Balcani.
Febbraio esordì con un -7.5°C il giorno 1, ed un -10.1°C il giorno 2, ma tra il 4 ed il 5 Febbraio andò in scena un rilevante episodio nevoso, caratterizzato dalla formazione di un minimo depressionario ad occhiale.
Tale evento accumulò 56cm a Pavia, 73cm a Voghera ed addirittura un’ottantina di centimetri nelle aree al confine con l’alessandrino.
Ecco come si presentò Strada Nuova una settimana e mezza dopo la nevicata:
A Pavia, l’intera stagione chiuse con un accumulo nivometrico ben superiore al metro e con una temperatura media invernale davvero gelida, la cui serie iniziò il 13 Novembre, con un -3.4°C, e terminò solo il 12 Marzo, con un -2.8°C!
Bene, per oggi abbiamo fatto una certa descrizione delle stagioni invernali più rilevanti dal 1870 al 1950 circa. Martedì prossimo, 27 Marzo, scopriremo l'andamento delle stagioni invernali successive, che hanno caratterizzato la seconda metà del XX secolo, fino al 1984. L'appuntamento è dunque per la prossima puntata!
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