Una tra le più belle Chiese romaniche d'Italia si sta sbriciolando: la Basilica di San Michele.
Ad un processo naturale di sgretolamento, a causa del materiale friabile di cui è composta (arenaria), si è aggiunto l'inquinamento atmosferico a rendere più grave la situazione, ed a estremizzare i tempi di sfaldamento.
Riportiamo l'intervista di ieri su "La Provincia Pavese" a Maria Teresa Mazzilli, docente di Istituzioni di storia dell'arte europea nel Medioevo:
«E’ un problema congenito. La basilica è soggetta ad attacchi di agenti atmosferici meccanici, come il vento, e chimici come le piogge acide. Ancora di più con la nebbia, perché le sostanze si depositano nella pietra. E’ un fenomeno che si è innescato nell’Ottocento». Tra le cause del degrado dell’arenaria c’è anche l’umidità che sale dal terreno, i sali si depositano nei blocchi, così come la polvere che fa crosta e blocca la respirazione della pietra.
Attraverso interventi di restauro si è cercato di arginare il fenomeno. I Dell’Acqua nel 1864-1875 avevano fatto un primo intervento, cambiando alcune pietre e integrando i portali con le parti mancanti delle decorazioni e dei bassorilievi. Poi il restauro di Sanpaolesi tra il 1963 e il 1967. «L’esigenza era consolidare la pietra - spiega la docente - Le sostanze applicate in superficie si sono poi verificate dannose». Gli ultimi lavori sono stati nel 2000, quando si era interventuti anche all’interno. Uno dei restauratori, che aveva lavorato a San Michele in quel periodo, mostra alcune crepe della facciata, soprattutto lungo le colonnine dei portali: «Nel lato a sud (quello su via Scarpa, ndr) c’è meno degrado. Lateralmente le pietre si sfogliano, la situazione è grave, ma nella facciata è un disastro, si spaccano in blocchi. E non si può sapere qual è la situazione più in alto». Le pietre venate dalle crepe potrebbero staccarsi facilmente, come è già avvenuto. Basta osservare le basi mancanti di alcune colonne, i bassorilievi smussati.
E ora? Qual è il destino di San Michele? «E’ come mettere le mani su un malato grave, si rischia di peggiorare la situazione - spiega la professoressa Mazzilli - Da una parte il restauro è sempre critico, ma vedere San Michele è un dolore».
Anche Pavia sta iniziando a scoprire il vero volto dell'inquinamento urbano: che sia causa, concausa o semplice fattore che interviene nel modificare un equilibrio, esso si sta presentando sotto gli occhi di tutti, e diviene ogni giorno più difficile da contrastare.
Dalle inutili prese di posizione delle targhe alterne, ai blocchi festivi del traffico, si sta combattendo con mezzi sbagliati un nemico che si è fatto crescere in casa.
Con i "se" e con i"ma" non si è mai andati da nessuna parte: non è comunque da escludere che, un piano urbanistico meno invadente, la costruzione di meno palazzi ed opere architettoniche fine a se stesse, una riduzione degli spazi verdi meno sensibile, avrebbe allungato i tempi di deterioramento della nostra Basilica.
Sabato 30 Agosto 2008 - Ore 17.56
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