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Fondamentale il landfall

 GALVESTON (Texas) - L'uragano Ike ha raggiunto la città di Houston nel Texas e ha lasciato dietro di sè una lunga scia di danni. Alberi caduti, vetri in frantumi - soprattutto nei grattacieli del centro - tetti divelti e strade allagate. E se le vetrate dei grattacieli del cuore finanziario non sono state risparmiate, downtown è l'unica zona della città ad avere mantenuto la corrente elettrica. Al buio sono rimaste due milioni di persone e secondo le autorità ci vorranno settimane prima del ripristino dell'energia.

STADIO DANNEGGIATO - La furia di Ike condurrà ad un nuovo rinvio per il match Nfl tra gli Houston Texans ed i Baltimore Ravens. Inizialmente spostatoa lunedì, l’incontro subirà con ogni certezza un secondo slittamento per i danni causati dall'uragano al tetto retrattile del Reliant Stadium di Houston. I proprietari dell’impianto hanno fatto sapere che lunedì non sarà possibile giocare, precisando che alcune parti della copertura sono state «completamente strappate via».

RAFFICHE A 160 KMH - La forza del vento è stimata intorno ai 160 chilometri, con raffiche fino a 217 km orari che creano preoccupazioni per i danni soprattutto agli edifici più alti. Secondo la Cnn, oltre 4 milioni di persone nell'area metropolitana di Houston sono al momento senza energia elettrica, per il passaggio di Ike, che resta un uragano di categoria 2 e si è abbattuto sulla costa con venti a un soffio da categoria 3.

BUSH: «GRAVI DANNI, A RISCHIO SETTORE ENERGETICO » - E' stato Bush a dire che Ike è un fenomeno meteo enorme che «sta provocando gravi danni». Il presidente americano ha parlato dalla Casa Bianca, da dove ha seguito la situazione, e ha aggiunto di essere preoccupato per le conseguenze che il passaggio dell'uragano può provocare nel settore energetico. Il governo americano sta monitorando la situazione del mercato petrolifero per assicurarsi che non ci siano aumenti nel prezzo della benzina legati alle difficoltà provocate da Ike. L'emergenza è ancora in corso, ha affermato il presidente, aggiungendo che «squadre di soccorso sono pronte ad entrare in azione» nell'area di Houston non appena il peggio sarà passato. Bush manderà nell'area nelle prossime ore il ministro della Sicurezza interna, Michael Chertoff, che ha la responsabilità della protezione civile.

 L'ARRIVO - Ike ha toccato terra, preceduto da raffiche di vento d'intensità pari a 175 chilometri l'ora, sull'isola di Galveston, dove si è presentato sollevando dal mare contro il litorale una vera e propria muraglia di acqua, intorno alle 2,10 del mattino ora locale, le 9,10 in Italia. Malgrado il pericolo imminente e gli appelli delle autorità, poco prima i mass media locali avevano reso noto che circa il 40 per cento della popolazione di Galveston, vale a dire 23.000 persone su un totale di 58.000, non hanno voluto o potuto allontanarsi e restano asserragliate nelle loro case, in balia della furia degli elementi.

 

EVACUAZIONE - In tutto il Texas sono oltre un milione gli abitanti evacuati. Ma in migliaia hanno deciso di rimanere nonostante il Centro nazionale degli uragani di Miami li abbia avvertiti che «andranno incontro a morte certa». Alle 5 di sabato mattina l’uragano, la cui superficie è pari quasi a quella del Texas, era stato localizzato nel Golfo del Messico a 85 chilometri da Galveston, sferzata già da forti venti e onde di quasi 6 metri. Nella città balneare di 58.000 abitanti, è stato imposto il coprifuoco per le prossime tre notti «dalle otto di sera alle cinque di mattina», ma pare siano 23mila le persone che hanno ignorato l’ordine di evacuazione. Al momento Ike ha decisamente perso potenza, ed ora è stato declassato a semplice tempesta tropicale.

 «SARÀ CATASTROFICO» - In un’intervista alla Cnn, il governatore del Texas, Ricky Perry, ha stimato che i danni provocati dal «mostro», come chiama l’uragano, ammonteranno ad almeno 100 miliardi di dollari: sarà la catastrofe naturale più costosa per gli Stati Uniti, sostiene. Peggio dell’uragano Katrina che colpì le coste americane del Golfo del Messico nel 2005. Sono circa 1500 i soldati pronti a intervenire, mentre l’Uss Nassau, nave anfibia da assalto della marina militare statunitense con 45 elicotteri e quattro aerei, partirà quanto prima per il Golfo del Messico, ha fatto sapere Bryan Whitman, portavoce del Pentagono. Per precauzione numerose raffinerie sono state chiuse: la produzione di petrolio nel Golfo è stata interrotta al 97% e le compagnie petrolifere hanno evacuato le loro piattaforme.

Fonti:

www.corriere.it

www.rainews24.it

www.adnkronos.com

Domenica 14 Settembre 2008 - Ore 10.44