Climatologia di Pavia

Lo studio del microclima pavese è uno dei cardini fondamentali di Paviameteo: l'installazione di una stazione meteo Professionale, la costituzione di una banca dati, la messa a punto di analisi mensili ed annuali, costituiscono le basi sulle quali affrontare gli studi sul nostro clima.
Vengono qui presentate le prime pubblicazioni, riguardanti l'andamento termometrico e pluviometrico della città.
Buona lettura!

CLIMATOLOGIA DI PAVIA

In questa sezione verranno pubblicati gli studi condotti da Paviameteo e dal Dipartimento di Scienze della Terra di Pavia (Cortemiglia G.C., Manfredini U. & Ottone C. "Atti Ticinensi", Vol. 43-44) sul clima generale di Pavia; i grafici verranno aggiornati ogni anno, oppure in occasione di eventi importanti.

L'ANDAMENTO TERMOMETRICO DI PAVIA


La ricerca e la raccolta dei dati meteorologici osservazionali rilevati a Pavia a partire dal 1808, hanno consentito a Cortemiglia et al., (2003), di ricostruire la serie termometrica storica dal 1861, mentre l’applicazione del procedimento di inferenza statistica su questo campione ha condotto alla determinazione, con l’uso degli stimatori campionari (Cortemiglia, 2002), dei principali parametri indicativi delle caratteristiche del clima locale.

Per effettuare questa analisi complessiva, sono stati utilizzati i dati di 4 Osservatori meteorologici, sparsi in punti differenti della città.

Le osservazioni termometriche a Pavia iniziarono con regolarità nel 1808, sotto la direzione del Prof. Pietro Configliachi, presso il Gabinetto di Fisica dell’Università: questo primo Osservatorio meteorologico funzionò ininterrottamente dal 1.1.1808 al 31.12.1892, e fu istituito per ordine dell’Imperatore Giuseppe II.

Il secondo Osservatorio, che funzionò ininterrottamente dal 1.1.1893 al 31.12.1980, era sistemato a NE del centro ed a NORD del Cimitero, in viale Campari, su un’area destinata in epoca medievale ad attività religiose, nella seconda metà del secolo XVIII a lebbrosario, nel secolo XIX al cosiddetto Orto Agrario, facente parte degli stabilimenti scientifici annessi alla facoltà di Scienze, e dal 1890 ad Osservatorio Geodinamico e Geofisico.

Il terzo Osservatorio Meteorologico, gestito dalla Fondazione Salvatore Maugeri dal 1.1.1981 al 31.12.1993, risulta ubicato sulla terrazza dell’edificio di via Cesare Battisti ad un’altezza del piano campagna di 14 m.

Il quarto Osservatorio Meteorologico, gestito dalla Provincia di Pavia, Settore Tutela e Valorizzazione Ambientale, dal 1.1.1994 al 31.12.2001, e successivamente dall’ARPA, risulta ubicato in una capannina meteorologica posta in via Folperti.

Ora, il quinto Osservatorio Meteorologico di riferimento è rappresentato proprio dalla nostra stazione di Pavia C.na Pelizza, appartenente al sito Paviameteo ed all’Associazione Culturale Centro Meteorologico Lombardo, ubicata in Via Carlo Bianchi e gestita da Tommaso Grieco dal 1.12.2004.

Il grande Lavoro svolto dai Professori Cortemiglia e Manfredini, con approfondita ricerca d’archivio delle schede originali inviate dall’UCEA, ha consentito di ricostruire, senza lacune, la serie termometrica di Pavia dal 1.1.1894 al 31.12.2002, dei dati osservazioni giornalieri delle temperature minime e massime, dalla cui semisomma si è ricavata la temperatura media giornaliera.

L’applicazione dei test di indipendenza alla serie termometrica storica, consente di poterla considerare come un campione statistico rappresentativo, in quanto i dati osservazionali risultano aleatori, indipendenti ed approssimativamente distribuiti normalmente, quindi le caratteristiche determinabili con gli stimatori campionari possono essere correttamente estese alla popolazione di riferimento.

In prima analisi, applicando il test di Mann-Kendall e di Pettitt, risulta un andamento termico crescente, con inizio della sua positività nell’anno 1919.

In particolare, in tutta la lunghezza della serie storica, si può interpretare il trend generale come una variazione temporale dalla media: mentre la prima parte della serie termometrica (1861-1884) si caratterizza con una variabilità climatica ancora legata alla diminuzione della temperatura verificatasi nella “piccola era Glaciale” (Pinna, 1984), la restante parte della serie rivela invece una tendenza al rialzo della temperatura, ed induce a ritenere che il periodo caldo, iniziato nel 1885, abbia subito un incremento nel 1919.

Nel grafico qui sotto è possibile constatare questa tendenza al rialzo termico:

L'andamento termometrico di Pavia dal 1862 ad oggi


Nel corso del XIX secolo due grandi eruzioni vulcaniche modificarono il clima, la prima nel 1815 (Tambora), la seconda nel 1883 (Krakatoa). A questi due eventi, seguirono annate davvero fredde, con il 1816 definito “l’anno senza estate” per gran parte dell'Europa, ed il periodo 1883-1890 con le temperature annuali più basse degli ultimi 160 anni.

Non a caso, ben 8 delle 13 temperature medie annuali più basse registrate a Pavia, cadono all'interno del XIX secolo:

I 13 anni più freddi a Pavia dal 1862 ad oggi


A fronte di ciò, abbiamo assistito ad un XX secolo con un trend termico quotato al rialzo: dopo una fase ancora fredda durante la Prima Guerra Mondiale, dagli anni ’30 agli anni ’60 abbiamo registrato un classico andamento oscillatorio, caratterizzato da normali ondulazioni attorno alla media.

Dagli anni ’70, invece, il campo termico è risultato orientato verso un rialzo, pur con le normali oscillazioni quotate al ribasso, specie nella prima metà degli anni ’80 e nella seconda metà degli anni ’90.

Il campanello d’allarme è scattato nel 1987, quando la T media annuale sorpassò per la prima volta i 14.0°C!

Dal 2000 ad oggi la tendenza al riscaldamento è divenuta assai evidente, con i 14.0°C di media annuali verificatisi in ben 4 anni: capovolgendo il grafico di prima, si possono andare a valutare i 13 anni più caldi a Pavia dal 1862 ad oggi: ebbene, con l'avvento del XXI secolo ben 9 anni sono entrati in classifica, ad esclusione dei soli 2005 e 2010!

I 13 anni più caldi a Pavia dal 1862 ad oggi


Sintetizzando l'ampio lavoro di analisi dati, possiamo concludere che a Pavia la temperatura media annuale è aumentata da un minimo di 12.3°C osservato a cavallo del 1900, ad un massimo di 13.6°C, ravvisabile ai giorni nostri.

Oltre alle classiche oscillazioni termiche facenti parte integrante della storia della Terra, nella nostra fase è da ritenere probabile (con diverse sfumature) un’influenza da parte dell’uomo, con l’immissione in atmosfera di gas serra e con le modifiche della superficie terrestre operate dalla deforestazione.

E’ difficile pensare che cambiamenti termici avvenuti naturalmente nel giro di millenni, ora possano concretizzarsi nel giro di 20-30 anni: quindi, più che l’intensità del riscaldamento globale, è la velocità con la quale sta trovando concretezza a dover preoccupare su scala mondiale.

Esulando dall’infinito dibattito che si potrebbe aprire sulle dinamiche legate al Global Warming (tra le quali i raggi solari, l’inclinazione dell’asse terrestre, i fattori cosmici), torniamo a concentrarci su scala microlocale: un indubbio fattore rilevante è rappresentato dall’urbanizzazione, che dagli anni ’60 ad oggi è letteralmente esplosa, riducendo fortemente gli spazi verdi e quelli agricoli preesistenti.

Solo nella regione Lombardia, negli anni compresi tra il 1999 ed il 2005, la velocità di urbanizzazione è stata di +4m3 per abitante.
La cementificazione porta ad una diminuzione del tasso di umidità relativa, e ad un conseguente rialzo termico, maggiormente avvertibile durante le ore notturne, quando il calore assorbito durante le ore diurne tende ad essere lentamente rilasciato negli strati superficiali della troposfera.

Oltre a ciò, occorre ricordare l'"Effetto Canyon" estivo del centro città, caratterizzato dal fatto che il calore assorbito dalle aree cementificate, non trovando punti di sfogo in grandi spazi verdi, continua a rimbalzare da edificio ad edificio, creando un surplus termico rispetto alle aree adiacenti.

Non è da escludere che, con la recente e sproporzionata urbanizzazione delle aree periferiche della città, tale effetto possa presentarsi in più zone, e sommandosi possa creare una bolla calda di maggiori dimensioni.

Indubbiamente, l'urbanizzazione e la drastica riduzione degli spazi verdi ha contribuito ad un riscaldamento locale, unito ad un incremento dell'inquinamento atmosferico, già di per sè difficile da contrastare a causa della particolare orografia nella quale si trova inserita la città di Pavia.

Dicendo questo, non vogliamo assumere un atteggiamento NIMBY (acronimo inglese che sta per " Not In My Back Yard", e cioè "Non nel mio cortile"), negando il progresso, o protestando con ogni mezzo contro iniziative insediative ed industriali, ma siamo fortemente convinti che facendo prevalere il buon senso si possa giungere ad uno sviluppo ecosostenibile.

Parlando invece di circolazione generale, possiamo affermare che la ITCZ, cioè la InterTropical Convergence Zone, ha subito nel corso degli anni uno spostamento verso latitudini più elevate, il che si è tradotto in una maggiore ingerenza dell’Anticiclone sub-tropicale su gran parte del Mediterraneo.

Gli indici AO e NAO sono spesso risultati positivi, segnalando un forte gap tra il ramo islandese del Vortice Polare e l’Anticiclone delle Azzorre.

Tutto ciò si è tradotto in un clima piuttosto caldo, tant’è che se andiamo a considerare le deviazioni dalla media del nuovo millennio, balza agli occhi la netta superiorità dei mesi rossi (sopramedia) su quelli blu (sottomedia), con le punte estreme delle estati del 2003 e di molti mesi del 2007:

Gli scarti termici mensili dal Gennaio 2000 al Gennaio 2011


A differenza di tutti gli altri anni dal 2000 ad oggi, solo il 2010 ha presentato un maggior numero di mesi con temperature sottomedia (7) rispetto a quelli sopramedia (5): che si sia trattato di un episodio sporadico all’interno di un’oscillazione indirizzata verso l’alto?

Il 2010 unico anno con più mesi sottomedia termica


Entrando ancor più nello specifico, possiamo stilare una classifica delle temperature più elevate mai raggiunte in città: il record spetta al 13 Luglio 1901, quando vennero raggiunti i 39.5°C, valore di un solo decimo superiore a quello dell’11 Agosto 2003.

Nel grafico che riprende le 13 temperature massime più elevate di Pavia, ben 8 si sono registrate nel 2003, ad ulteriore conferma di come, quell’anno, sia stato eccezionalmente caldo.

Le temperature massime più elevate di Pavia



La presenza del 2004, 2005, 2006 e 2009, testimonia invece la facilità con la quale, nell'ultimo periodo, si vengono a raggiungere simili valori estremi, a differenza dei casi isolatissimi del passato.

Per concludere, pubblichiamo qui alcune curiosità termiche legate alla città di Pavia, prendendo a riferimento il periodo 1862-2002:

  • 6822 giorni di gelo (Tmin ≤ 0°C).
  • 1259 giorni di gelo intenso (Tmin ≤ -5°C).
  • 175 giorni di gran freddo (Tmin ≤ -10°C).
  • 644 giorni di ghiaccio (Tmax < 0°C).
  • 4211 giorni di caldo (Tmax ≥ 30°C).
  • 192 giorni di grande caldo (Tmax ≥ 35°C).
  • La temperatura minima assoluta è -16.2°C il 10 Gennaio 1871.
  • La temperatura massima assoluta è 39.5°C il 13 Luglio 1901 (solo un decimo superiore all’11/08/03).
  • Il giorno con una temperatura media più fredda è il 30 Dicembre 1938, con -10.8°C.
  • Il giorno con una temperatura media più calda è il 24 Luglio 1988, con 31.0°C.
  • Il mese più freddo è Gennaio.
  • Il mese più caldo è Luglio.
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CLIMATOLOGIA DI PAVIA

In questa sezione verranno pubblicati gli studi condotti da Paviameteo e dal Dipartimento di Scienze della Terra di Pavia (Cortemiglia G.C., Manfredini U. & Ottone C. "Atti Ticinensi", Vol. 43-44) sul clima generale di Pavia; i grafici verranno aggiornati ogni anno, oppure in occasione di eventi importanti
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L'ANDAMENTO PLUVIOMETRICO DI PAVIA

L’Insieme complessivo degli Indici, ci indica che il regime pluviometrico di Pavia è di tipo continentale subalpino, caratterizzato da un massimo principale in Autunno (Ottobre e Novembre), dal massimo secondario in Primavera (Maggio), dal minimo principale in Inverno (Febbraio), dal minimo secondario in Estate (Luglio).

E’ dotato di un modulo pluviometrico di 3.3, tipico dei climi continentali subalpini, il quale evidenzia una percentuale delle precipitazioni estive rispetto al totale annuo del 28.8%.

In particolare, l’analisi delle piogge giornaliere a Pavia consente di verificare che la massima frequenza (77.76%) è rappresentata da precipitazioni giornalieri <1.0mm, mentre nell’ambito dei giorni piovosi con precipitazione >1.0mm, risulta prevalente la classe 10.0-19.9mm, con frequenza del 4.51%, e risulta invece subordinata la classe >50.0mm con frequenza dello 0.29% del totale.

La tipologia delle piogge consente di analizzare che le sequenze di pioggia giornaliera di 1 giorno risultano le più frequenti (53.26% sul totale), e che la massima sequenza di giorni consecutivi senza pioggia è stata di 66 giorni.

I record di precipitazione annuale, per quanto riguarda Pavia sono:

  • Precipitazione massima annua: 1309.1mm registrata nell’anno 1977.
  • Precipitazione minima annua: 398.4mm, registrata nell’anno 1861.

Il record invece di “Giorno più piovoso” a Pavia, spetta al 9 Marzo 1999, data nella quale si registrarono 187.6mm.

A livello locale, il 1977 rappresenta l’anno più piovoso di sempre (in relazione alla serie storica iniziata nel 1813), seguito dalla new entry 2010, e dal 1901 che occupa il gradino più basso del podio.

I 20 anni più piovosi a Pavia, a partire dal 1813. Il 2010 è secondo!


In un discorso a più ampio raggio, possiamo affermare che negli ultimi 198 anni, sono stati più numerosi gli anni sottomedia rispetto a quelli sopramedia pluviometrica: ecco qui sotto un grafico che riporta gli scarti delle piogge annuali dalla media generale a Pavia:

Gli scarti pluviometrici annuali di Pavia dal 1812 ad oggi


Dal 1812 al 1842, la nostra città visse un periodo piuttosto avaro in termini di piogge: gli scarti negativi raggiunsero punte di oltre 300mm, mentre gli anni sopramedia pluviometrica furono solamente 9!

Dal 1854 al 1871 Pavia fece i conti con un’altra fase caratterizzata da scarse precipitazioni, con scarti negativi di oltre 100mm: il record di anno più secco della storia climatica recente spetta al 1861, quando in città cadde nemmeno la metà dei millimetri annuali previsti.

C’è da dire che, fino al 1880 circa, anche la nostra città risentì in gran misura di quella che i climatologi definirono “la piccola era glaciale”: iniziata nel 1450 circa, essa perdurò fino alla metà del XIX secolo, e fu caratterizzata da una sensibile diminuzione della temperatura media della Terra, la quale portò ad una ridistribuzione della fauna e della flora a livello mondiale: piuttosto famoso “l’anno senza Estate” del 1816, provocato soprattutto da una precedente e devastante eruzione del vulcano Tambora, in Indonesia, poco ad est dell’isola di Giava, la quale sparò nella Stratosfera le polveri più sottili, in grado di far filtrare solo una parte della radiazione solare in arrivo sulla superficie terrestre.

L’Inverno 1879-1880 fu invece il più freddo della storia recente: a Parigi i cittadini festeggiarono la notte di Natale con un’imponente fiaccolata sulla Senna, i cui ghiacci presentarono uno spessore di oltre 30cm!

Probabilmente, il lungo periodo di scarse precipitazioni a Pavia fu legato a questa fase di freddo piuttosto accentuato, con poche possibilità di accesi contrasti in area mediterranea.

Dal 1872 al 1920 si assistette ad una normale oscillazione attorno alla media pluviometrica, con anni sotto e sopramedia pressoché in ugual numero: nel 1917, anno assai piovoso, si concretizzò un notevole episodio alluvionale, testimoniato dalle fotografie riprese dall’Archivio Chiolini:

Il Ticino a Pavia nel 1917
Il Ticino a Pavia nel 1917



Dal 1930 al 1937, senza linee di discontinuità, Pavia fece i conti con 8 anni consecutivi sopramedia pluviometrica: la circolazione si stava già incanalando verso un riscaldamento globale, seppur gli Inverni rimasero molto nevosi anche in città.

Dal 1938 al 1974 si staglia un’altra fase nella quale Pavia presentò precipitazioni annuali attorno alla media: dal 1975 al 1980, invece, la città fece i conti con un periodo decisamente piovoso, caratterizzato da medie annuali sempre ben oltre i 1000mm!

L’anno più piovoso della storia recente, come già accennato ad inizio articolo, fu il 1977, quando caddero oltre 1300mm!

Seguì una breve fase di intermezzo, per poi arrivare al 1985: questo anno, oltre ad essere passato alla storia per la più grande e diffusa ondata di gelo, accompagnato da abbondanti nevicate su gran parte dell'Italia, segnò l’inizio della prima, vera fase secca degli ultimi anni.

Fino al 1992, infatti, Pavia dovette subire una circolazione scarsamente improntata alla comparsa di precipitazioni.

Dal 1993 al 1997, invece, ecco che si concretizzò, quasi per contrappasso, un periodo assai piovoso, che sfociò nell’alluvione del Novembre 1994, contraddistinto da oltre 4000 sfollati e, purtroppo, anche da due morti: durante quell’evento l’altezza del Ticino toccò i +5.67m sopra lo zero idrometrico.

Dal 1998 al 2007, la nostra città subì la 2° fase piuttosto secca degli ultimi anni, ma intervallata da 2 anni estremamente piovosi: il 2000 ed il 2002.

In entrambe le occasioni si presentarono fenomeni alluvionali, con la piena dell’anno 2000 che passò alla storia per l’enorme portata del nostro Fiume: tra il 16 ed il 20 Ottobre, l’altezza del Ticino toccò i +6.09m sopra lo zero idrometrico, e andò a battere il precedente record del Novembre 1994.

Ecco alcune foto storiche, gentilmente concesse dall’Associazione A.D.N.A (Associazione Difesa Natura Ambiente), la cui fonte è www.elbasun.com/galleria/A_D_N_A/index.htm:

La piena del Ticino del 2000
La piena del Ticino del 2000
La piena del Ticino del 2000
La piena del Ticino del 2000
La piena del Ticino del 2000



Tra il 2003 ed il 2007 s’impose la fase secca: le precipitazioni latitarono un po’ su tutta la provincia, specie nella stagione primaverile, ormai divenuta un breve intervallo variabile di collegamento tra Inverno ed Estate.


E' proprio in questo periodo che scoppiò la moda di trarre conclusioni drastiche circa il nostro clima: molti studiosi dissero che ci saremmo avviati verso una fase secca e calda, generata dal binomio ciclo naturale degli eventi - Antrophic Global Warming. Gli Inverni avrebbero dovuto essere caldi e dominati dall'Anticiclone delle Azzorre, le Primavere e gli Autunni secchi e ventosi, le Estati bollenti e con rare ma terribili manifestazioni temporalesche.
Tra chi sostenne che non avremmo più visto nevicare in città, e chi invece prevedeva un'imminente era glaciale, il tempo riservò parecchie sorprese.

Dal 2008 si è infatti aperta una nuova fase, dinamica ed avvincente, la quale sta proseguendo anche in questo periodo, al punto da far guadagnare al 2010 la fama di "secondo anno più piovoso di sempre per la città di Pavia".

Terminata questa breve storia delle piogge pavesi, torniamo all'analisi pura e semplice dei dati a nostra disposizione, e prendiamo in considerazione il diagramma ombrotermico di Gaussen, tracciato con la scala delle Temperature medie mensili in rapporto 1 a 2 con le precipitazioni medie mensili.

Tale diagramma conferma l’assenza di aridità, mentre il calcolo del regime idrico (tenendo conto di una capacità di immagazzinamento di acqua al suolo pari a 200), consente di ricavare il Bilancio Idrico, con la relativa classificazione del Clima secondo Thornthwaite, dal cui grafico si evince la presenza di deficit di evaporazione nei mesi da Maggio ad Agosto.

Il diagramma ombrotermico medio di Pavia



Per essere chiari, sottolineiamo la distinzione tra aridità e siccità:

L' Aridità è una caratteristica climatica determinata dalla contemporanea scarsità di piogge (200-400 mm) e dalla forte evaporazione che sottrae umidità al terreno. Circa il 47% della superficie del pianeta, ovvero 6 miliardi di ettari, è caratterizzato da terre aride o semi aride (UNEP 1997). “Questo carattere limitante individua le terre asciutte, supporta con le proprie gradazioni una loro classificazione e ne plasma in misura decisiva gli ecosistemi (Faggi, 1997).

La Siccità è il "decremento dell'acqua disponibile in un particolare periodo e per una particolare zona" (Wilhite, 1993); secondo questa accezione si presenta, quindi, come un fenomeno sporadico che può colpire anche aree non aride. La siccità è, infatti, una normale e ricorrente caratteristica del ciclo idrologico e può verificarsi sia in regioni secche che umide, quando le precipitazioni sono sensibilmente inferiori ai livelli normalmente registrati.

Esistono moltissimi indici che tentano di dare una sintetica classificazione di clima sulla base dell’andamento pluviometrico. Vediamone qualcuno:

 

  • La classificazione di Lang è la più semplice. Si basa sul rapporto fra il valore P della precipitazione annua (mm) e quello T della temperatura media annua (°C).

R = P/T

A seconda del rapporto, il clima è:

Umido > 160
Temperato umido tra 160-100
Temperato caldo tra 100-60
Semiarido tra 60-40
Steppico <40

Con i nostri 820mm medi della serie storica [1812-2010] ed un valore termico medio di 12.6°C, il rapporto per Pavia è di 65.08. Un clima temperato caldo. Questo vale su lunghe distanze, perché a livello di singolo anno le cose cambierebbero moltissimo: per esempio, nel 2010 il rapporto sarebbe di 101, per cui all’interno di un’altra categoria climatica (temperata umida).

  • La classificazione di De Martonne è una formula di Lang rivisitata:

Ia= P/T + 10

Con un clima:

Perumido >60
Umido tra 60-30
Subumido tra 30-20
Semiarido (di tipo mediterraneo) tra 20-15
Arido (steppe) tra 15-5
Arido estremo (deserti) tra 0-5

Secondo tale indice, la nostra città godrebbe di un clima addirittura iperumido.

  • La classificazione di Emberger prende invece in considerazione il quoziente pluviometrico (Q), che esprime la siccità generale in clima mediterraneo. Corrisponde alla formulazione seguente:

100 P

Q = -----------

M2-m2

P = precipitazione annua (in mm).
M = temperatura media massima del mese più caldo (in °C).
m = temperatura media minima del mese più freddo (in °C).

 

Umido >90
Subumido tra 90-50
Semiarido tra 50-30
Arido <30

Secondo tale indice, la nostra città godrebbe di un clima tra l’umido ed il subumido.

  • Classificazione di Thornthwaite:

Im= (P-ETP/ETP)*100

P = precipitazione annua (in mm),
ETP = evapotraspirazione potenziale media annua (mm) derivante dalla somma dei 12 valori dell’ETP media mensile.

Iperumido >100
Umido tra 100 e 20
Subumido tra 20 e 0
Asciutto tra 0 e -33
Semiarido tra -33 e -67
Arido -67 e -100

Anche in questo caso, la nostra città sarebbe classificata dal clima tra umido e subumido.


 

  • Indice di Aridità: Adottato come indice ufficiale nell’ambito della convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla siccità e alla desertificazione, sintetizza qualitativamente le caratteristiche climatiche del territorio. Viene anche definito come indice di bilancio idroclimatico.

I= P/ETP

P = Precipitazione annua (mm)
ETP = Evapotraspirazione potenziale

Umido >0.65
Subumido tra 0.65 e 0.5
Semiarido tra 0.5 e 0.2
Arido tra 0.2 e 0.05
Iperarido <0.05

Secondo tale indice, il nostro clima sarebbe umido (solo nel 2010 il rapporto è oltre l’1.5!).

  • Indice di Bagnouls e Gaussen:

BGI = Σ(2Ti-Pi) * K

Ti = Temperatura media mensile (del mese i) (°C).
Pi = Precipitazioni totali mensili per il mese i (mm).
K = Frequenza con cui si verifica 2Ti-Pi>0 per il mese i-esimo (%).

Umido < 50
Subumido tra 50 e 75
Asciutto tra 75 e 100
Semiarido tra 100 e 125
Arido tra 125 e 150
Iperarido > 150

Anche qui la categorizzazione del nostro clima è a cavallo tra l’umido ed il subumido.

Considerando allora le indicazioni derivanti dall'analisi di tutti questi indici (e molti altri), il Clima locale di Pavia si presenta da umido a subumido, con un Indice di umidità globale Im=9.0, con moderata deficienza idrica in Estate, con secondo mesotermico (PE=751.0mm), e con una concentrazione estiva dell’efficienza termica compresa tra il 51.9% ed il 56.3%.

Le quantità annue di pioggia per un intervallo compreso tra il 1812 ed il 2007, non evidenziano, ai test di tendenza, presenza di trend secolare, ma rivelano unicamente una diminuzione temporale del numero annuo di giorni piovosi (quantità di pioggia ≥1.0mm); conseguentemente, la quantità annua di pioggia tenderebbe sempre più a concentrarsi in un numero minore di episodi (Cortemiglia G.C., Università degli Studi di Genova, Dipartimento di Scienze della Terra).

Le piogge annuali di Pavia dal 1813 al 2010


Se d’altra parte consideriamo un intervallo temporale più stretto, compreso tra il 1961 ed oggi, si evidenzia, ai test di tendenza, la presenza di trend cinquantennale, caratterizzato da una diminuzione delle precipitazioni medie annuali; anche in questo caso, si conferma che la quantità di pioggia tende a concentrarsi in un numero minore di episodi (Grieco T., Cortemiglia G.C., Manfredini U.).

Zoom sulle piogge annuali di Pavia dal 1961 al 2010


Ciò viene confermato dall'analisi degli scarti pluviometrici mensili rispetto alla media: se consideriamo un intervallo temporale ancor più limitato, dal 1° Gennaio 2000 al 1° Gennaio 2011, ci accorgiamo di come le precipitazioni mensili siano spesso risultate inferiori alla media: emergono i periodi decisamente secchi del 2001 e dell'Estate del 2003, ma anche del 2006 e del 2007.

Un'importante nota di rilievo, che va a contrastare quanto detto finora, è rappresentata dal periodo Novembre 2008 - Dicembre 2010: in questo intervallo temporale la circolazione è tornata a regalare precipitazioni diffuse, con il ripristino delle vecchie perturbazioni che entravano dalla porta dell'Ebro e di Carcassonne. Il triennio 2008-2009-2010 è allora trascorso con una notevole fenomenologia, superiore alla media in tutti e tre gli anni.

Scarti pluviometrici di Pavia dal 2000 al 2010


Resta ora da valutare se, ciò che è iniziato nel Novembre 2008 rappresenta un segnale di presagio verso una nuova fase meteorologica, oppure se costituisce semplicemente una normale oscillazione all'interno dell'era del Global Warming.

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