Articoli di dibattito

Per chi ha tempo e volontà di cimentarsi in riflessioni di carattere meteorologico ed ambientale, vengono qui offerti alcuni articoli di dibattito.

Accelera la riduzione di ghiaccio marino in Antartide

Lo spessore delle grandi piattaforme di ghiaccio marine che circondano il sesto continente si sta riducendo a ritmo accelerato, soprattutto lungo le coste orientali, dove potrebbero sparire nel giro di alcuni decenni. Se ciò avvenisse, si avrebbe un aumento della fusione anche dei ghiacciai di terraferma, e un più rapido innalzamento dei mari

Effettuata da ricercatori della Scripps Institution of Oceanography e pubblicata su “Science”, l'analisi ha mostrato che l'assottigliamento delle piattaforme di ghiaccio che circondano l'Antartide ha sperimentato una drammatica accelerazione nel corso degli ultimi anni, passando da una perdita annua media di 25 chilometri cubi di ghiaccio fra il 1998 e il 2003, a una di ben 310 chilometri cubi all'anno fra il 2003 e il 2012.

La drammatica accelerazione dello scioglimento dell'Antartide
Figura 1.
I cambiamenti nello spessore e nel volume delle piattaforme di ghiaccio marine dell'Antartide dal 2003 al 2012. (Cortesia F. Paolo et al/Science/AAAS).

Le piattaforme di ghiaccio galleggiante (floating ice shelf), che sono anche chiamate "tavolati" e sono frutto dello scivolamento in mare degli imponenti tavolati continentali e in alcune aree possono raggiungere i 2000 metri di spessore, non vanno confusi con la banchisa (icepack), dovuta al congelamento dello strato superficiale del mare, il cui spessore è invece di pochi metri.

Anche se in alcuni anni qualche piattaforma è tornata a crescere, osservano i ricercatori, su scala continentale e sul lungo periodo vi è una chiara tendenza alla sua riduzione. Se questa tendenza continuasse all'attuale ritmo accelerato, porterebbe alla sparizione di tutte le piattaforme marine della parte occidentale dell'Antartide in un arco di tempo compreso fra alcuni decenni e un secolo. Se ciò avvenisse, il fronte dei ghiacciai continentali resterebbe esposto direttamente al mare, finendo presto per franare, portando a un'ulteriore accelerazione della riduzione dei giacchi antartici continentali (come sta già avvenendo per il ghiacciaio di Totten), e a un più rapido innalzamento del livello dei mari.
La drammatica accelerazione dello scioglimento dell'Antartide
Più in particolare, Fernando S. Paolo, Helen A. Fricker e Laurie Padman hanno scoperto che a soffrire maggiormente sono state le piattaforme ghiacciate occidentali dei mari di Amundsen e di Bellingshausen. I vari tavolati di questi due mari si sono assottigliati in media rispettivamente di 19,4 metri e di 7,4 metri al decennio, pari all'8 e al 4 per cento del loro spessore, ma alcuni di essi hanno subito perdite molto più consistenti: il tavolato di Venable si sta assottigliando di otre 36 metri al decennio e quello di Crosson di 31.

Complessivamente i mari di Amundsen e Bellingshausen ospitano meno del 20 per cento della superficie di tutti i tavolati dell'Antartide occidentale, ma hanno contribuito con più dell'85 per cento del ghiaccio complessivamente perso in quella parte del continente. Più contenuto è risultato infatti l'assottigliamento della grande piattaforma di Ross, che in tutto il periodo considerato si è ridotto solo dell'1 per cento.

Lungo le coste orientali del continente si è invece assistito, sempre nell'arco dei 18 anni considerati nell'analisi, a un leggero aumento degli spessori, il più significativo dei quali ha interessato la "piccola" piattaforma di Brunt (36.000 chilometri quadri), che è cresciuta di ben il 2 per cento. Il più esteso tavolato dell'Antartide orientale, quello di Filchner-Ronne (410.000 chilometri quadri), nel 2012 aveva lo stesso spessore del 2003, ma si tratta di un dato che potrebbe essere meno incoraggiante di quanto sembri a prima vista. La sua apparente stabilità è legata al buon aumento della coltre ghiacciata che si è avuto fra il 1995 e il 1998 a cui, dopo un periodo di stasi, a fatto seguito l'inizio, nel 2007, di una fase di assottigliamento ancora in corso.

Fonte: "Le Scienze".
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"Da Annibale a Lucifero: l'afa secca le teste"


Il noto scrittore e giornalista Giorgio BoattiRingraziandolo per la disponibilità, riportiamo qui sotto l'ottimo intervento del nostro lettore Giorgio Boatti, noto scrittore e giornalista, autore di diversi libri ed inchieste sulla storia recente.

Tale articolo è stato pubblicato nell'edizione del 19 Agosto 2012 de: "La Provincia Pavese"; di grande impatto, credo sia uno spunto sul quale riflettere e dibattere. Buona lettura.


"Fiumi in secca. Campagne dove al minimo stormire del vento si sente il crepitio delle foglie del granoturco disseccate per l’arsura. Le vecchie rogge riescono ancora a fare il loro mestiere.

Nella notte il “campé”, addetto a regolare il flusso idrico, alza e abbassa le paratie che suddividono l’acqua fra le coltivazioni. Grazie alle piogge invernali, e alle nevicate abbondanti, i bacini su a monte hanno fatto la scorta e reggono – almeno per un po’ – al bisogno di acqua dei campi, dove la terra si è fatta secca, polverosa. Su in collina la vendemmia sarà di qualità: il vino di questa estate si farà ricordare.

Chissà se, quando si porteranno su dalla cantina le bottiglie con l’etichetta 2012, si sarà finalmente compreso in quale complicata situazione siamo messi: ovvero che stiamo lasciandoci alle spalle le tradizionali stagioni climatiche che hanno accompagnato la nostra e le precedenti generazioni in un lungo cammino comune. Siamo sulla soglia di un cambiamento incisivo.

I massicci mutamenti climatici che anno dopo anno investono il pianeta chiedono affrontati per le profonde ripercussioni che finiranno con l’avere sulla quotidianità. Questo angolo d’Italia in cui viviamo avrebbe dovuto inalberare, in un prossimo futuro, secondo qualcuno, le bandiere di un settentrione verde e ben temperato, percorso dai venti frizzanti che lo avrebbero affratellato ad un pezzetto di Baviera, a un cantone della Svizzera. Invece, paradossalmente, più che le strategie politiche o i sogni di improvvisati demiurghi, poterono i cambiamenti climatici. Quelli che alzano temperature, aboliscono stagioni intermedie, fanno scivolare anche questa pianura padana giù verso il sud del mondo, in un’area climatica che in poche settimane pare averci traslocati tutti sull’altra sponda del Mediterraneo. Per ora forse non abbiamo ben percepito l’ampiezza e lo spessore dei cambiamenti che ci attendono. E’ una rivoluzione che potrebbe investire nodi cruciali per ogni comunità quali la disponibilità di acqua e di energia, le attività produttive e l’equilibrato edificare, gli orizzonti del sapere e le capacità di cura dei più deboli.

In una provincia come quella di Pavia dove questi ingredienti hanno trovato per secoli un loro maturo equilibrio sarà cruciale ridefinire, nei prossimi anni, gli scenari verso cui ci si vuole muovere. Fingere che tutto possa essere come prima è illusorio e, dunque, come ha scritto giustamente qualcuno pochi giorni fa, parlando dell’assetto futuro delle nostre città, “la priorità è definire le priorità”. Visto che non sarà più possibile avere tutto o accontentare tutti è necessario che si individuino le modalità per decidere che cosa – nel nostro vivere quotidiano – viene prima e quanto invece può essere messo in coda. Vale per la crisi che non è solo economica ma, a maggior ragione, vale ancora di più per la rivoluzione climatica che è alle porte. Sono spunti e riflessioni con i quali si dovranno fare i conti anche in questa Italia distratta e superficiale.

E lo si dovrà fare anche se per ora si impone un altro approccio, quello che presenta questa rovente estate alla stregua di una saga spettacolare. Ammettiamolo: siamo diventati una infantile platea destinataria di una folkloristica parata dove sfilano prima Annibale e poi Scipione. Quindi in un ridicolo crescendo – studiato a tavolino per rimbambire sensibilità – sono chiamati in scena Caligola e Nerone, e quindi altri ancora. Sino al povero Lucifero al quale verranno addebitati i picchi di calore dei prossimi giorni. Tutte scemenze, è chiaro. Ma ci distraggono dalla concretezza del reale. Attraverso le immagini televisive, e le chiacchiere oziose di cui anche i media sono responsabili, ci portano dentro una narrazione avvolgente e regressiva. Quella che ci stanno ammanendo è una fiaba estiva, popolata di mostri antichi e purtroppo di pochissime informazioni valide e asseverate su quanto sta accadendo nel cambiamento climatico di questi anni. Quel cambiamento che interverrà in modo incisivo, profondo, destabilizzante, sulla vita quotidiana di tutti, qui e ora. Non nel mondo di Scipione o di Caligola."

 

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Per contrappasso al Global Warming, ecco il Global cooling

Global Warming o Global Cooling?E da diversi tempo che su diversi siti internazionali si leggono tesi esattamente opposte a quelle del Global Warming: secondo molti scienzati e climatologi, infatti, il nostro Pianeta non starebbe andando in contro ad un surriscaldamento globale accelerato dalla mano antropica, bensì verso un imminente raffreddamento.

A questo proposito pubblichiamo qui un articolo di Gabriele Beccaria, tratto da "Tutto scienze".

L’orologio indica «-36 mesi». E’ il conto alla rovescia dell’astrofisico russo di ascendenza uzbeka Habibullo Abdussamatov: elaborato in un laboratorio di «periferia», alieno all’esposizione ai media, è destinato a inquietare un’umanità già distratta da un sovraccarico di problemi. Nel 2014 – è la previsione – inizierà una nuova glaciazione e il macigno delle controversie sul riscaldamento globale si sbriciolerà, anche se – ha aggiunto il professore davanti alla crema internazionale dei climatologi riunita a Chicago – il mondo non ha nulla di cui rallegrarsi. Quando il Pianeta si raffredda, i disastri sono peggiori di quando si riscalda. Pochi, oggi, sono disposti a sostenere che l’effetto serra racchiuda interrogativi da svelare e misteri
da affrontare. Dagli scienziati-militanti - come Charles Hansen – ai politici testimonial – Al Gore – il fronte dei catastrofisti è vasto, nonostante i recenti scandali su una serie di errori di calcolo, per esempio sulla rapidità dello scioglimento dei ghiacci himalayani. Eppure i critici, che sono tutt’altro rispetto ai negazionisti ottusi, aumentano: Abdussamatov è uno di questi coraggiosi, impermeabili al «mainstream » delle certezze. Ascoltatelo su YouTube, durante la conferenza sul «Climate Change» dell’Heartland Institute di Chicago (si è conclusa il 17 maggio). Superate le asperità di un inglese faticosamente declamato, scoprirete la sua scomoda verità.

Direttore del dipartimento di ricerca spaziale all’osservatorio astronomico Pulkovo diE tu a cosa credi? San Pietroburgo e responsabile del progetto «Astrometria» condotto a bordo del segmento russo della Stazione orbitante ISS, è convinto di essere vicino alla prova definitiva. L’effetto serra esiste, ma non è la conseguenza dei gas che continuiamo a sparare nell’atmosfera: chi lega l’uno con gli altri in un soffocante abbraccio di causa-effetto prende una cantonata. Il colpevole è il Sole, o meglio la potenza della sua irradiazione, che nell’ultimo secolo è cresciuta in modo abnorme, ma che ora ha imboccato una precipitosa curva discendente. Così, mentre ci si affanna a disegnare torbidi scenari a +1 o +2 gradi, fino all’annunciato disastro finale dei +6, saremmo sulla soglia del fenomeno opposto, una replica della «Piccola Era Glaciale» che colpì l’emisfero settentrionale tra metà del Seicento e metà dell’Ottocento. 

La diminuzione delle macchie solari - ha spiegato Abdussamatov – rivela che l’attività della nostra stella è già nella fase «minima» e, di conseguenza, stiamo per assistere a «un crollo globale delle temperature terrestri ». Se poi «“Astrometria” sarà sviluppato in tempo, non soltanto avremo una previsione esatta della durata della nuova glaciazione, ma potremo anche capire i meccanismi delle variazioni cicliche all’interno del Sole e le conseguenze globali sulla Terra».

L’irrequieta storia – tuttora controversa - delle metamorfosi climatiche non ha quindi nulla a che fare con la presenza (e i danni) della specie Sapiens. E il professore russo non è l’unico a pensarla così. Una delle sue ultime ricerche è stata inserita a pagina 140 del corposo «report» del Senato di Washington, in cui appaiono le analisi di 700 scienziati di tutto il mondo che escludono l’origine antropogenica del «global warming».
I climatologi «classici» – dice l’astrofisico – sarebbero prigionieri di un cortocircuito temporale. Scambiano il passato con il presente.
«L’evento solare più significativo del XX secolo è stato l’aumento, straordinariamente elevato e prolungato, della sua energia irradiata », ma questo «boom» è ormai alle spalle. «Nell’ultimo decennio, infatti, le temperature globali sulla Terra non sono affatto cresciute. Il riscaldamento si è interrotto», dopo il picco rilevato tra 1998 e 2005, «indipendentemente dai volumi delle emissioni dei Paesi avanzati». Chi vuole una controprova può rivolgersi a Marte. Qui l’uomo non ha messo piede, se non con gli ecologici robottini a batterie solari, eppure anche a oltre 55 milioni di chilometri da noi l’effetto serra – secondo le misurazioni di Abdussamatov - ha colpito, riducendo progressivamente le distese ghiacciate del Polo Sud. E’ sempre la stessa vampata solare, quella che ci ha «arrostito» e ci fa tanto preoccupare.

Mentre si discute sui protocolli anti-gas serra, lo scienziato controcorrente suggerisce di prepararsi al Grande Freddo, non al Grande Caldo.
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Pavia è la 9° città più inquinata d'Italia

I dati relativi al PM10 e all’ozono presentati in questo dossier sono stati raccolti ed elaborati da LaMiaAria.it, che monitora le informazioni sulla qualità dell’aria quotidianamente e che ha fornito per questi inquinanti un aggiornamento al 2009. I dati riportati si riferiscono al valore della centralina peggiore in ogni città capoluogo di provincia per cui sono disponibili dati tramite i siti delle Agenzie per la Protezione dell’Ambiente regionali, ovvero i dati che il comune cittadino può raccogliere per tenersi informato sulla qualità dell’aria della città in cui vive. Il valore della centralina peggiore dipende dal posizionamento della centralina stessa e, seppure può non essere sempre indicativo dell’inquinamento medio di tutta il territorio comunale, rappresenta la situazione più critica a cui i cittadini vengono esposti e di conseguenza il rischio maggiore di danni alla salute. Per gli ossidi di azoto invece si fa riferimento ai valori medi annui calcolati su tutte le centraline relativi al 2008.

I limiti di riferimento per i tre inquinanti stabiliti per legge sono riassunti in tabella 1.1.

 

Primo imputato della scarsa qualità dell’aria nelle nostre città sono le famigerate polveri sottili, in particolare le polveri sottili (PM10), che sono molto dannose alla salute umana per la loro capacità di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio. Nelle città italiane sembra però che il problema, seppur oramai diventato cronico, continui ad essere sottovalutato e non affrontato in modo deciso ed efficace.

La normativa prevede un limite giornaliero per la protezione della salute umana di 50 μg/m3 da non superare più di 35 volte in un anno, obiettivo che non è stato raggiunto nel 2009 da 57 su 88 capoluoghi di provincia, il 65% delle città monitorate, e in molti casi con risultati decisamente preoccupanti.

Per stilare la classifica delle città più inquinate dalle polveri sottili è stato preso come dato di riferimento quello della centralina peggiore per l’anno 2009. La città più colpita dalle polveri sottili risulta essere Napoli, con ben 156 superamenti (Ente Ferrovie), seguita da Torino (151 superamenti), Ancona (129), Mantova (126), Ravenna (126 superamenti), Frosinone (122), Milano (108), Alessandria (102), Pavia (100), Brescia (99). Un po’ più in basso nella classifica troviamo i 67 superamenti di Roma (Corso Francia), i 60 di Venezia, i 56 di Bari, i 50 di Bologna, i 48 di Palermo e i 45 di Genova. Guardando la classifica dal basso invece, a Matera è stato registrato un solo superamento, seguono poi Reggio Calabria con 4, poi Siena, Potenza e Viterbo con soli 5 superamenti.

Tra le peggiori dieci città ce ne sono quattro lombarde e sei complessivamente della Pianura Padana. Tutti i 12 capoluoghi lombardi monitorati hanno almeno una centralina che ha superato il valore limite ben oltre quanto consentito, sebbene in misura diversa. Stesso discorso per i 9 capoluoghi dell’Emilia-Romagna. Per quanto riguarda le altre regioni della pianura padana, area notoriamente critica per l’inquinamento atmosferico, 6 città del Veneto su 7 hanno sforato e anche di molto la soglia dei 35 superamenti l’anno, 6 su 8 in Piemonte.

 

Ecco la Classifica:


Pavia è la nona città più inquinata d'Italia

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Povera Meteorologia..

Tapiro d'oro al Colonnello Mario GiuliacciNell’edizione di ieri sera di “Striscia la Notizia”, Valerio Staffelli ha consegnato il tapiro d’oro al Colonnello Mario Giuliacci, esonerato dal Centro Epson Meteo.

Dopo aver notato la sua totale assenza dagli appuntamenti meteo serali, e dopo aver ascoltato le sue parole, viene da sé una riflessione.

La società odierna è basata sulla molla dell’estetica: troppe volte si sente notizia di ragazze non prese per ricoprire il ruolo di cameriere perché “troppo grasse” o perché “esteticamente non accattivanti”.

Certo, la presentazione di sé stessi deve quantomeno essere rispettabile e congrua al contesto in cui ci si trova, ma basare anche solo il 51% delle attenzioni sull’aspetto esteriore di una persona è a mio parere folle.

Già di per sé, la meteorologia è sempre stata avvicinata all’Oroscopo, tant’è che sui giornali “le due scienze” si trovano spesso all’interno della stessa facciata, così come negli appuntamenti televisivi, l’una segue sempre l’altra.

Dietro ad una cartina meteorologica ci sono infiniti calcoli matematici, e per l’elaborazione di previsioni su quelle cartine meteorologiche occorre uno studio ed un’esperienza notevole.

Al di là del “cielo sereno o poco nuvoloso”, tutti i maggiori previsori italiani, compresi quelli del Centro Epson Meteo, devono possedere solide basi specifiche: sapere ad esempio che cos’è il geopotenziale, la temperatura potenziale e pseudopotenziale, la temperatura di bulbo bagnato, la formula ipsometrica, le topografie assolute, i processi adiabatici e non adiabatici, le classi di stabilità di Pasquill, la termodinamica dell’aria secca e dell’aria umida, lo strato limite, la diffusione turbolenta…

Da questi concetti emergono quelli di alta e bassa pressione, della formazione delle nubi, dei profili verticali stabili ed instabili.

Il debutto delle meteorine sul Tg4 ha spianato la strada verso un’ulteriore e sensibile banalizzazione del settore meteorologico: ora, anche al Tg5 si è effettuata la scelta, da me rispettabile ma non condivisibile, di sostituire un’importante figura professionale, quale quella del Col. Giuliacci, con ragazze di bell’aspetto ma dalla formazione meteorologica piuttosto scarna.

Perché?

Per incentivare l’interesse della “massa” verso un argomento sulla bocca di tutti, occorre davvero far vincere la classica tendenza planetaria orientata verso la sfruttabilità del senso estetico?

Perché bisogna ridurre la meteorologia ad un semplice intervallo temporale di “intrattenimento”, durante il quale si è più portati a scrutare la beltà di una meteorina, che ascoltare le previsioni stesse?

Con l’avvento di Internet basta andare su un qualsiasi motore di ricerca per poter osservare migliaie di belle ragazze: perché farlo anche utilizzando la via della comunicazione meteorologica?

Da sempre, per il sottoscritto, deve valere la meritocrazia, in qualsiasi ambito ci si trovi: devono essere le capacità della persona a stupire, non il suo modo di vestirsi. Devono essere la passione, l’impegno, il sacrificio e l’applicazione ad essere premiati, non il fatto di trovare linee perfette, nasi (e molto altro..) rifatti, corpi lampadati.

Non ce ne vogliano le varie meteorine che si trovino a leggere questo sito, ma così davvero non ci siamo: andando avanti di questo passo sarà un continuo trionfo dell’apparenza ed una lenta ma inesorabile perdita di valore dell’essenza: ovviamente ciò non porta a definire che non ci possano essere persone “belle e brave”, ma bisogna sempre saper mettere sui piani della bilancia le reali capacità della persona e le fittizie, gradevoli fisionomie.

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