Inquinamento e mortalità

Il ruolo dell'inquinamento atmosferico nella mortalità? Di gran lunga sottovalutato finora: lo svela una ricerca sui residenti dell'area di Los Angeles pubblicata sulla rivista Epidemiology.

I ricercatori della University of Southern California hanno esaminato il legame tra l'inquinamento da particelle atmosferiche e i tassi di mortalità in più di 260 condomini di Los Angeles, e hanno scoperto che il tasso di patologie croniche dovute all'inquinamento atmosferico è 2 o 3 volte maggiore dei dati finora disponibili.

I ricercatori hanno analizzato i dati riguardanti 22.906 residenti dell'area di Los Angeles (Riverside, San Bernardino, Ventura) presenti nell'American Cancer Society's Cancer Prevention Study II dal 1982 ad oggi, e successivamente misurato i livelli d'inquinamento atmosferico nelle zone dove i cittadini vivevano e lavoravano. Tra i partecipanti allo studio, nell'arco di tempo preso in esame, si sono registrati 5856 decessi.

Ad un aumento di 10 microgrammi per metro cubo di particelle fini nell'aria corrisponde un aumento del rischio di mortalità che va dall'11 al 17 per cento. "I livelli di particelle fini possono variare anche di 20 microgrammi per metro cubo passando dalle zone di Los Angeles meno inquinate a quelle dove il traffico veicolare è più intenso", spiega Michael Jerrett, professore di Medicina preventiva alla Keck School of Medicine  della University of Southern California.

"Analizzando gli effetti dell'inquinamento atmosferico nelle comunità non solo abbiamo constatato la sua influenza sulla mortalità generale, ma abbiamo anche visto specifici legami tra particolari sostanze inquinanti e mortalità cardiovascolare, o insorgenza di tumori del polmone". La mortalità cardiovascolare è risultata maggiore del 25/39 per cento in presenza di un aumento dell'inquinamento atmosferico di 10 microgrammi per metro cubo.

L'inquinamento atmosferico è il risultato di una miscela di numerose sostanze, tra le quali nitrati, idrocarburi, polveri e allergeni. Le particelle fini, così dette perché dal diametro inferiore ai 2,5 micrometri, costituiscono la minaccia più pressante a causa della loro capacità di penetrare in profondità nei tessuti polmonari e nel flusso sanguigno.

"Abbiamo una sempre più convincente evidenza che la mortalità causata da patologie infiammatorie, come quelle cardiovascolari o polmonari, sia molto più elevata nelle aree con livelli di inquinamento atmosferico più elevati", aggiunge Jarrett.

"I diabetici tra l'altro sono molto più suscettibili degli altri alle fluttuazioni dei livelli di inquinamento atmosferico, perché in media soffrono di uno stato di infiammazione dovuto all'insulino-resistenza che rende i loro polmoni più fragili di fronte all'assalto delle particelle inquinanti".

Fonte: Jerrett, M., Burnett, R., Ma, R. (2007). A cohort study of air pollution and mortality in Los Angeles. Epidemiology ., 15(4).

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