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Alba e tramonto a Pavia
dom 08 dicembre 2019 | ||
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Il 2003 a Pavia: l'anno dell'eccezionale ondata di caldo |
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2003: basta il nome per dire tutto
In seguito alle eccezionali condizioni climatiche di questa estate, ed all’allarme sociale provocato dalle notizie provenienti da Paesi vicini, quali la Francia, il Ministro della Salute ha disposto, subito dopo ferragosto, un’indagine epidemiologica per verificare se anche in Italia vi fosse stato un eccesso di mortalità, in particolare tra gli anziani.
Durante l'Estate 2003, in molti Paesi Europei si sono verificate eccezionali ondate di calore: in particolare in Francia, Spagna, Portogallo ed Italia si sono registrate temperature eccezionalmente alte. Il nostro Paese ha registrato nell’arco dell’estate condizioni climatiche estreme, protratte nel tempo; si sono avuti valori persistentemente elevati non solo di umidità e temperatura massima, ma anche di temperatura minima, configurando una situazione di disagio fisico continuato, senza neppure una tregua notturna, particolarmente nocivo alla salute. Le conseguenze sulla salute delle persone delle ondate di calore sono note: le persone anziane, le più fragili, con difficoltà di adattamento del sistema omeostatico alle alte temperature, ne risentono e la loro mortalità aumenta sensibilmente. Anche nel nostro Paese, dunque, l’eccesso di mortalità ha riguardato prevalentemente le persone anziane che vivono nelle città, per le quali l’isola di calore urbano è anche un’isola di solitudine. Come ci si poteva poi aspettare alla luce dei dati in letteratura, sono state le città con clima abitualmente fresco a registrare i maggiori eccessi di mortalità: le città del Nord, in particolare del Nord-Ovest (zone vicine alla Francia, con cui hanno condiviso le condizioni climatiche), e alcune del Sud, come L’Aquila, che sorge a oltre 700 metri di altitudine e Potenza, che si trova ad oltre 800 metri sul livello del mare. Nella seconda quindicina di agosto si è evidenziato un rilevante eccesso di mortalità anche in alcune città del Sud dal clima abitualmente caldo, quali Bari e Campobasso. Potrebbe avere contribuito a tale incremento un fenomeno già osservato negli studi epidemiologici sulle ondate di calore, per cui nelle città che hanno abitualmente un clima caldo gli effetti maggiori sulla mortalità si osservano dopo un’esposizione alle alte temperature che si protrae nel tempo. A Roma gli incrementi di mortalità si sono distribuiti nell’arco di tutta la stagione. In questo studio si conferma inoltre quanto osservato in seguito a ondate di calore verificatesi in varie parti del mondo: il tempo di ritardo, che intercorre tra le condizioni climatiche estreme e la mortalità è breve, dell’ordine di pochi giorni. Le correlazioni osservate tra mortalità e condizioni di disagio climatico e i tempi di ritardo piuttosto brevi tra condizioni climatiche estreme ed eccesso di mortalità, forniscono chiare indicazioni di Sanità Pubblica: debbono essere predisposte misure preventive, di aiuto socio-sanitario alle persone anziane fragili per evitare che al ripresentarsi di estati particolarmente calde si abbiano ancora eccessi di mortalità.
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